Il vento soffia forte. Anche in questo racconto, è un soffio gelido che spira da nord e vira verso est. Sto correndo verso il tramonto. Vado veloce verso i colori che intravedo oltre i tetti delle case. E’ un riverbero lontano, una luce che inizia ad affievolirsi e il cielo si tinge di carta da zucchero. Supero le case, affianco un bosco abbandonato e costeggio alti alberi di pino i cui rami sono appesantiti dalle pigne, ovali, grandi e pesanti. I ramo sono piegati verso il cemento della strada, formano un arco ingobbito e il vento li fa oscillare lentamente, da sinistra verso destra e poi di nuovo, di nuovo, di nuovo.
In cielo le sfumature dei colori dell’arcobaleno diventano sempre più sature, calde. Al centro si addensano, colori carichi e appesantiti come i rami dei pini che sto superando. Ai bordi sfumano, i colori si mescolano per poi evaporare pian piano verso il blu cobalto. Il sole è nascosto dietro le nuvole all’orizzonte, una palla rossa sfocata che si inabissa dentro la terra. Il cielo sfiorirà in un nero scuro, piatto, intenso e si lascerà scheggiare dai punti bianchi e luminosi delle stelle lontane.
Un altro giorno si inabissa, una lunga notte ristorerà i corpi stanchi e stressati e finalmente la terra potrà respirare qualche ora di quiete e di silenzio.
Durerà poco.
Volto le spalle al tramonto, ormai andato, e rientro verso est, verso il profumo di salsedine del mare che, gonfio di rabbia, scheggerà le rocce lisce della costa mentre i cani riposeranno con il muso accovacciato nella sabbia profumata.