Lo so, lo dicono in molti: abbiamo perso un’occasione. Ma è quello che penso, evidentemente in buona compagnia. Sì, abbiamo perso una grande occasione. Passata la paura, sta tornando tutto normale. Come prima. Peggio di prima. Se mi guardo intorno sembra che il tornado Covid sia stato solo un brutto sogno, un incubo. Le spiagge sono affollate, gli ombrelloni incollati gli uni agli altri. Le strade nei dintorni del mare una lunga, infinita, fila di macchine arroventate dal sole, la puzza di metallo incandescente sovrasta ogni altro odore. I marciapiedi pieni di persone che si sfiorano, si parlano senza indossare la mascherina o al limite usata come poggiamento. Le città sono di nuovo intasate dalle autovettura, l’anidride carbonica sputata nei polmoni dei passanti e spinta verso il cielo. Il rombo dei motori ha stracciato via il silenzio delle giornate e la puzza della benzina quella dei fiori e del legno degli alberi che erano tornati a incuriosire i bambini alla ricerca di un nome con cui identificarli.
E’ tornato tutto coem prima. Peggio di prima. L’ambiente è di nuovo spolpato, divorato, masticato e le ossa sputate via. Le persone anziché cercarsi e riprendere il ritmo lento della condivisione, del sorriso, della complicità, sono tornate a correre. Chi era senza lavoro è rimasto senza. Chi lo aveva probabilmente lo ha perso. Chi lo dava ha ricominciato a fare i calcoli per vedere dove tagliare, risparmiare, spesso per fare più utili e tornare a sfruttare meglio e più di prima. Certo, lo so che non è così semplice ma molto spesso, nella realtà, lo è. Il prossimo è tornato ad essere uno strumento da utilizzare, non una sorella o un fratello da aiutare.
Siamo tornati a sentirci invincibili come se il ritorno del coronavirus, avverrà? quando? dove?, non riguardasse ognuno di noi, ma qualcun altro. La prudenza è abbandonata, il rispetto di chi ci sta vicino anche. Come se nel mondo il Covid 19 non stesse continuando a correre da un corpo all’altro riempiendo gli ospedali e mietendo migliaia di vittime, giorno dopo giorno. Una cura non c’è, un vaccino non c’è. Sappiamo che l’inquinamento è una causa fondamentale ma ognuno continua a guardare nel proprio orticello come se fosse circondato da un muro impenetrabile. Qui da me non verrà. Degli altri chi se ne importa. Intanto, io sfrutto, sporco, divoro, sopravvivo come se fossi da solo in questo mondo e fossi impunito, libero di fare ciò che voglio e nessuno mi deve rompere i coglioni. Di quello che verrà dopo saranno cazzi di qualcun altro. Intanto me la godo. Che poi cosa si possa godere di questo schifo che ci circonda, di questo tanfo di una modernità finta e senza futuro, non so.
Peccato. Era un’ennesima buona occasione. La stiamo perdendo. Di nuovo. Ma dopo ci sarà solo la parola Fine.