E’ una tiepida sera di fine settembre. Il vento sta virando da nord verso sud, l’aria pigra aleggia con un tepore che profuma di terra secca, di erba asciutta, della vite che inizia a seccarsi dopo la vendemmia. Il cielo è limpido di un bel color blu cobalto. Le stelle iniziano ad accendersi uno dopo l’altra, spiccanole dimensioni di Venere e Marte, due lucine più grandi delle altre e spingono verso la stella polare, lì a nord. Io passeggio, pigro come il vento, lungo i marciapiedi caldi. C’è silenzio e ascolto il vento che soffia tra i rami degli alberi.
Alzo lo sguardo e la vedo. Lo spicchio di luna, lucida, limpida, luminosa come raramente capita. E’ una mezzaluna perfetta. E’ di un colore caldo, non è un bianco freddo ma di un giallo che ricorda il calore del vento del sud, lo scirocco. E’ una luna che è materna e affettuosa, la guardo e mi dona uno spicchio di speranza.
In quel momento calpesto la merda lasciata da un cane e da un padrone idiota.