Il ciotolo verde

E’ una calda mattina di ottobre. Il cielo è opaco, velato da un’afa fuori tempo. Il Salone riapre dopo un anno e mezzo di chiusura. 

Lei è lì, emozionata. Si guarda nel vetro del vagone della Metro. E’ alta, magra, appuntita negli angoli del suo corpo, un viso pacifico, un caschetto di capelli neri e crespi. Indossa una camicia verde petrolio e un paio di jeans un po’ logori, ai piedi un paio di sneaker Adidas verdi come la camicia, un giubbotto largo con il cappuccio. 

E’ arrivata in treno, si è alzata presto, il cielo era nero. E’ la prima volta che viaggia da sola per arrivare in una grande città del nord Italia. Arriva da una piccola cittadina della Toscana. Ha preso il bus per arrivare a Firenze e un treno Frecciarossa che l’ha portata a Torino. Al suo fianco ha viaggiato un signore gentile che le ha sorriso ma non ha parlato. Ha mantenuto durante il viaggio un silenzio intimidito e questo l’ha tranquillizzata. Ha letto un libro di Naspini. Lei l’ha letto e le era piaciuto. Talvolta l’ha guardato di sottecchi, incuriosita. 

Alle 11 del mattino il treno è arrivato a Torino. Lei ha studiato il percorso su Google Maps. Ha preso all’ingresso della stazione la Metro, destinazione Lingotto. Il padre il mattino a colazione, mentre lui sorseggiava lentamente la sua tazzina di caffè, le aveva spiegato che un tempo, nemmeno tanto lontano, era una delle fabbriche di automobili italiane più famose e invidiate nel mondo. Lei lo ascoltava insonnolita mentre inzuppava i frollini nel suo tè nero tiepido.

Il padre le raccontava quella storia lontana di lotte operaie mentre la mamma le infilava in una busta un paio di contenitori di plastica verde scuro. Quando il padre aveva terminato di parlare, la madre le aveva messo una mano sulla spalla e le spiegava cosa aveva messo in quei contenitori di plastica. Le aveva scritto il contenuto sul coperchio. Le sorrise, l’aveva abbracciata con forza e spinta via verso la porta di casa. Le aveva augurato buon viaggio mentre si girava per nascondere una lacrima. La sua bambina era cresciuta e doveva uscire da quella casa ormai stretta per lei.

L’uomo sul treno aveva osservato quella ragazza e percepì una forza inaspettata che pulsava nei suoi occhi. Si concentrò nel libro di Sasha Naspini fino all’arrivo a Torino. Ha lasciato passare la ragazza, le ha sorriso, è sceso dal treno, riguardato la mappa e cercato l’ingresso della metropolitana che l’avrebbe portato al Lingotto. Esce dal buio ovattato della metro sotterranea ed è colpito dalla luce opalescente, offuscata da un tepore eccessivo per l’autunno. Attraversa il viale e si infila nel parcheggio del Lingotto, diretto verso l’ingresso del Salone. Si ritrova infilato in una coda infinita di persone. E, quando dubita di riuscire ad entrare nel Salone in tempi ragionevoli, la rivede. 

La ragazza del treno è poco più avanti di lui nella coda. Cammina lentamente di fianco ad un’altra ragazza che le parla. La incrocia ad ogni giro nel budello a serpente, delimitato da divisori di plastica blu. La ragazza ascolta l’amica, apparentemente concentrata. Poi, all’improvviso, apre lo zaino che ha sulle spalle e tira fuori un contenitore di plastica, verde scuro come il colore della camicia. Lo apre, nelle mani una forchetta di bambù, e inizia a mangiare. L’uomo incuriosito, alza la testa e guarda all’interno del contenitore: è una porzione abbondante di conchiglie condite con un sugo di pesto verde scuro. Lei continua cammina tranquilla, la schiena naturalmente dritta. Il viso magro e lungo è impegnato a masticare la pasta, una forchettata alla volta. L’amica la guarda, interrompe il suo monologo e le dice: “ma sai che ho proprio fame?” portando una mano sulla bocca dello stomaco. La ragazza, continua a ruminare la pasta, infila la mano nello zaino e tira fuori l’altro ciottolino color verde scuro, legge la scritta della madre, annuisce con un leggero cenno della testa, e lo porge all’amica. Questa rimane interdetta, con le labbra semiaperte che non riesce a rispondere, sorpresa dal gesto naturale della ragazza. Riusce solo a dire: “per me?”.

La ragazza si lascia sfuggire un sorriso e torna a masticare le sue conchiglie al pesto. L’amica prende il contenitore e il cucchiaio di bambù che la ragazza le ha teso, legge la scritta sul coperchio, lo apre e inizia a mangiare il riso. Tutte e due continuano a camminare con passo tranquillo, mangiando e chiacchierando, mentre seguono il percorso che le porta verso la biglietteria e il sospirato ingresso nel mondo del Salone Internazionale del Libro. 

L’uomo le osserva con un sorriso.    

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