Uomini senza donne

MurakamiMurakami è un autore che divide nettamente i suoi lettori: o lo si ama, o lo si odia. Io lo amo follemente, perché, come mi capita spesso di scrivere, è uno dei pochi scrittori contemporanei che conosca in grado di raccontare storie che coniugano il mondo onirico e la fantasia con la realtà. E lo sa fare con una scrittura lineare, semplice, altamente descrittiva. Nei suoi libri sono raccontate storie forti senza che lui emetta mai un giudizio di alcun tipo. Le racconta e basta. E anche questo mi piace molto. Osservare e raccontare senza sermoni.
In quest’ultimo libro, che è una raccolta di racconti, il tema è delicato: uomini che vivono da soli, autonomi e sereni che hanno un rapporto superficiale con le donne ma poi, ad un certo punto, accade qualcosa che cambia drasticamente la loro vita e rompe l’equilibrio. E poi arriva la separazione, in vari modi e con sfaccettature diverse. E il dolore della separazione diventa dolore puro, intenso, senso di vuoto e di solitudine. Murakami racconta questo dolore attraverso storie molto diverse tra di loro, ognuna delle quali però afferra il lettore e lo tiene inchiodato alle pagine dall’inizio alla fine.

Mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura a chi segue Murakami.

Lo sconsiglio caldamente, invece, a chi non lo sopporta. Potrebbero cambiare idea.

 

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