Nel silenzio guardo i miei piedi che scattano in avanti. Disegnano un’ombra rapida e fuggente sull’asfalto. La luce dei lampioni è arancione e sbiadisce i colori, li ingrigisce. Oltre la bolla del led l’alone della luce si gonfia per poi pian piano assottigliarsi; si scioglie nel nero della sera. Sul lato della strada sono infilate le auto, parcheggiate una dietro l’altra. Osservo la simmetria delle lamiere e quando è sbavata ho l’impulso di spostarle con un calcio. Ma romperei il ritmo, e anche il piede; non lo faccio. Corro, corro, corro. Le mie scarpe sono nere e gialle, ed è strano che la luce dei lampioni non sfiori l’intensità di quel giallo. I cani dietro le inferriate dei piani terra delle case, si fiondano sui muretti, provano ad abbaiarmi e poi si sospendono, le bocche aperte ma silenti. Restano sorpresi da quell’ombra nera, colore rotto solo dalla strisca gialla nelle scarpe, che sfugge davanti ai loro occhi. Non fanno in tempo ad abbaiare, a reagire, a imporre il richiamo. Lo faranno dopo, ma io sarò passato avanti. Raggiungo il fondo della strada, nel buio profondo all’orizzonte intravedo le fronde degli alberi. E’ il bosco che mi attende, il legno dei rami che scricchiolano alla brezza serale che giunge dal mare. Un soffio lento che si gonfia come le onde del mare e che spinge la nebbia verso la terra. Ed è in quel momento, in quel preciso momento del passaggio del tempo che chiude la giornata, giorno, pomeriggio, sera, e si spinge verso la notte. E’ quella cerniera temporale che è in realtà il quarto momento del giorno che tramonta ed il primo del giorno che verrà. E’ il lungo silenzio, l’umanità dorme, gli aerei restano parcheggiati neghli hangar, i treni nelle stazioni, le macchine lungo le strade e nei garage. Il mondo respira, ne avverto il lento movimento che contrasta il tonfo dei miei passi.
Arrivo ai margini del bosco, un ultimo scampolo di luce illumina l’inizio dell’erba e del tappeto di foglie cadute dagli alberi. Un banco di vapore sale dalla terra, è una striscia di fumo bianco che si gonfia lentamente, è il respiro sereno della notte. L’erba è lucida, bagnata.
Corro, corro, corro. Verso il bosco oscuro. La nebbia è bianca. In mezzo, nel punto di congiunzione tra il bianco è il nero li vedo. Al centro brillano di un lampo sorridente, intorno è il nero del buio più profondo. Corro verso di loro, adeguo la mia falcata al lento ritmo del pulsare delle stelle, lì, in alto nel cielo.