Piccole cose nel silenzio

“N” giorno di Lockdown. Ogni giorno è uguale. Ogni giorno è diverso. Il tempo scivola via lentamente ma talvolta ha delle accelerazioni imprevedibili. Mi aggrappo alle piccole cose, vado alla ricerca dei piaceri, quelli che nella normalità scivolerebbero via come consuetudini e sarebbero dimenticati velocemente.

La mattina mi sveglio molto presto, verso le cinque. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, vado nel salone su cui si affaccia la piccola cucina, chiudo la porta che divide la zona giorno dalla zona notte per evitare che il rumore possa svegliare la famiglia. Spalanco la finestra perché ho bisogno di aria fresca, apro la zanzariera, esco sul balcone, guardo il cielo che inizia a schiarirsi, socchiudo gli occhi e inspiro con forza l’aria fresca e profumata d’erba umida del primo mattino. Ascolto il silenzio assoluto, non c’è ancora il ronzio dei motori al minimo delle navi che tra qualche ora partiranno per la Grecia e l’Albania.

Dopo qualche minuto rientro, sistemo la tavola, vado in cucina e predispongo tutto per la colazione: tiro fuori dal frigo i due barattoli di marmellata e, insieme ai coltelli di metallo chiaro e lucido, li sistemo sul tavolo. Preparo la caffettiera, dispongo le tre tazze grandi per il latte e la tazzina per il mio caffé. Con un cucchiaino grande infilo lo zucchero e la cioccolata, due cucchiaini per ciascuno, per i ragazzi e mezzo cucchiaino di zucchero di canna per il mio caffé. Accendo il fuoco sotto la moka grande e prendo le fette biscottate e i due tipi differenti di biscotti per i ragazzi e per me. Io mangio un biscotto e mezzo di farina integrale o ai cereali, spalmati con marmellata di ciliege o di fragole.

Poi accendo l’ipad e mi preparo a leggere i quotidiani. Il momento bello, quello piccolo che centellino attimo per attimo sono i pochi secondi in cui sorseggio il caffé, con calma studiata, mentre il sole inizia a sbirciare il tavolo sbucando da dietro il tetto della villetta di fronte al mio balcone.

Una striscia di luce dorata si intrufola nella stanza e accarezza la mia mano che solleva la tazzina del caffé. In quel preciso momento io abbandono la lettura del giornale e mi perdo ad osservare il fumo che lentamente sale dalla tazzina e si mescola con la polvere che da invisibile il sole trasforma in una nebbia leggera, anch’essa dorata. Sono attimi. In questi giorni sono secondi che si allungano e diventano minuti in cui il tempo si sospende e il silenzio fa da base musicale ad una danza leggera che risucchia le preoccupazioni, l’ansia per il presente e per il futuro e si espande in una bolla di bellezza, ai limiti dello splendore.

In quel momento il Covid 19 scompare. I pensieri si sperdono nell’aria. L’aroma del caffè si spande mentre il liquido caldo ondeggia placido nella ceramica bianca. L’ansia, la fretta grattano dietro la porta d’ingresso. Sento il loro rumore, un grattare furioso sul legno e nel mio stomaco. Ma oggi resteranno confinate lì. Fuori dalla mia casa e dal mio tempo.

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